Nacque il 30 agosto 1900, nono di dodici figli, a Fossoli, una frazione agricola di Carpi, da una famiglia di agricoltori benestanti: altri tre dei suoi fratelli scelsero la vita religiosa, tra cui la sorella Marianna (nota anche come Mamma Nina).A quattordici anni scelse di interrompere gli studi e iniziò a lavorare nell'azienda agricola di famiglia: ebbe così modo di entrare in contatto con la dura realtà dei braccianti, da cui imparò le teorie socialiste.
Chiamato alle armi nel 1917, conobbe la terribile realtà della guerra. Durante il servizio militare, si rese anche conto dell'importanza di una buona istruzione: ebbe a scontrarsi con un commilitone ateo, anarchico e istruito, che vedeva nel cristianesimo e nella Chiesa solo un ostacolo al progresso umano; avrebbe voluto obiettare che il problema stava nell'incoerenza dei fedeli, ma non ne fu capace. Intenzionato a diventare avvocato, si laureò in legge presso l'Università Cattolica di Milano. Compresa la sua vocazione al sacerdozio, compì anche gli studi teologici e filosofici al termine dei quali venne ordinato sacerdote dal vescovo Giovanni Pranzini. Celebrò la sua prima messa nel duomo di Carpi il 6 gennaio 1931. Venne nominato vice parroco della chiesa di San Giacomo Roncole, frazione di Mirandola, dove fondò l'Opera dei Piccoli Apostoli, dedita all'accoglienza degli orfani di guerra e dei bambini abbandonati. Nel 1947 occupò con i Piccoli Apostoli l'ex campo di concentramento di Fossoli: la comunità iniziò anche ad ammettere delle coppie di sposi disposti ad accogliere come figli i ragazzi senza famiglia. li 14 febbraio 1948 venne approvato il testo di una Costituzione che verrà firmata sull'altare. L'Opera Piccoli Apostoli diventò così Nomadelfia (la fraternità è legge). La comunità arrivò a superare i 1000 membri. Nonostante il sostegno di tanti benefattori (tra i quali padre Turoldo), per mancanza di fondi Nomadelfia entrò finanziariamente in crisi: anche la cooperativa agricola fondata dai membri della comunità fallì.Anche per questo, il 5 febbraio 1952 il Sant'Uffizio ordinò a don Zeno di lasciare Nomadelfia e di mettersi a disposizione del suo vescovo. I nomadelfi si rifugiarono a Grosseto, dove avevano ricevuto in dono una tenuta agricola dalla contessa Giovanna Albertoni Pirelli: nel 1953 il sacerdote, ottenuta da Pio Xli la dimissione progratia dallo stato clericale, li raggiunse. Nel 1962 la comunità venne eretta a parrocchia da Giovanni XXIII e a don Zeno venne permesso di riprendere l'esercizio del sacerdozio. II6 gennaio 1962 poté di nuovo celebrare la messa. II12 agosto 1980 venne ricevuto da papa Giovanni Paolo Il a Castel Gandolfo con tutta la popolazione di Nomadelfia. Morì il 15 gennaio 1981, a Grosseto, colpito da un infarto. La Conferenza Episcopale toscana nel marzo 2009 diede il suo assenso all'apertura del processo di canonizzazione. li 1O maggio 2018 Papa Francesco si è recato a Nomadelfia e ha pregato sulla tomba di don Zeno.
Nacque il 30 agosto 1900, nono di dodici figli, a Fossoli, una frazione agricola di Carpi, da una famiglia di agricoltori benestanti: altri tre dei suoi fratelli scelsero la vita religiosa, tra cui la sorella Marianna (nota anche come Mamma Nina).A quattordici anni scelse di interrompere gli studi e iniziò a lavorare nell'azienda agricola di famiglia: ebbe così modo di entrare in contatto con la dura realtà dei braccianti, da cui imparò le teorie socialiste.
Chiamato alle armi nel 1917, conobbe la terribile realtà della guerra. Durante il servizio militare, si rese anche conto dell'importanza di una buona istruzione: ebbe a scontrarsi con un commilitone ateo, anarchico e istruito, che vedeva nel cristianesimo e nella Chiesa solo un ostacolo al progresso umano; avrebbe voluto obiettare che il problema stava nell'incoerenza dei fedeli, ma non ne fu capace. Intenzionato a diventare avvocato, si laureò in legge presso l'Università Cattolica di Milano. Compresa la sua vocazione al sacerdozio, compì anche gli studi teologici e filosofici al termine dei quali venne ordinato sacerdote dal vescovo Giovanni Pranzini. Celebrò la sua prima messa nel duomo di Carpi il 6 gennaio 1931. Venne nominato vice parroco della chiesa di San Giacomo Roncole, frazione di Mirandola, dove fondò l'Opera dei Piccoli Apostoli, dedita all'accoglienza degli orfani di guerra e dei bambini abbandonati. Nel 1947 occupò con i Piccoli Apostoli l'ex campo di concentramento di Fossoli: la comunità iniziò anche ad ammettere delle coppie di sposi disposti ad accogliere come figli i ragazzi senza famiglia. li 14 febbraio 1948 venne approvato il testo di una Costituzione che verrà firmata sull'altare. L'Opera Piccoli Apostoli diventò così Nomadelfia (la fraternità è legge). La comunità arrivò a superare i 1000 membri. Nonostante il sostegno di tanti benefattori (tra i quali padre Turoldo), per mancanza di fondi Nomadelfia entrò finanziariamente in crisi: anche la cooperativa agricola fondata dai membri della comunità fallì.Anche per questo, il 5 febbraio 1952 il Sant'Uffizio ordinò a don Zeno di lasciare Nomadelfia e di mettersi a disposizione del suo vescovo. I nomadelfi si rifugiarono a Grosseto, dove avevano ricevuto in dono una tenuta agricola dalla contessa Giovanna Albertoni Pirelli: nel 1953 il sacerdote, ottenuta da Pio Xli la dimissione progratia dallo stato clericale, li raggiunse. Nel 1962 la comunità venne eretta a parrocchia da Giovanni XXIII e a don Zeno venne permesso di riprendere l'esercizio del sacerdozio. II6 gennaio 1962 poté di nuovo celebrare la messa. II12 agosto 1980 venne ricevuto da papa Giovanni Paolo Il a Castel Gandolfo con tutta la popolazione di Nomadelfia. Morì il 15 gennaio 1981, a Grosseto, colpito da un infarto. La Conferenza Episcopale toscana nel marzo 2009 diede il suo assenso all'apertura del processo di canonizzazione. li 1O maggio 2018 Papa Francesco si è recato a Nomadelfia e ha pregato sulla tomba di don Zeno.
Nacque il 30 agosto 1900, nono di dodici figli, a Fossoli, una frazione agricola di Carpi, da una famiglia di agricoltori benestanti: altri tre dei suoi fratelli scelsero la vita religiosa, tra cui la sorella Marianna (nota anche come Mamma Nina).A quattordici anni scelse di interrompere gli studi e iniziò a lavorare nell'azienda agricola di famiglia: ebbe così modo di entrare in contatto con la dura realtà dei braccianti, da cui imparò le teorie socialiste.
Chiamato alle armi nel 1917, conobbe la terribile realtà della guerra. Durante il servizio militare, si rese anche conto dell'importanza di una buona istruzione: ebbe a scontrarsi con un commilitone ateo, anarchico e istruito, che vedeva nel cristianesimo e nella Chiesa solo un ostacolo al progresso umano; avrebbe voluto obiettare che il problema stava nell'incoerenza dei fedeli, ma non ne fu capace. Intenzionato a diventare avvocato, si laureò in legge presso l'Università Cattolica di Milano. Compresa la sua vocazione al sacerdozio, compì anche gli studi teologici e filosofici al termine dei quali venne ordinato sacerdote dal vescovo Giovanni Pranzini. Celebrò la sua prima messa nel duomo di Carpi il 6 gennaio 1931. Venne nominato vice parroco della chiesa di San Giacomo Roncole, frazione di Mirandola, dove fondò l'Opera dei Piccoli Apostoli, dedita all'accoglienza degli orfani di guerra e dei bambini abbandonati. Nel 1947 occupò con i Piccoli Apostoli l'ex campo di concentramento di Fossoli: la comunità iniziò anche ad ammettere delle coppie di sposi disposti ad accogliere come figli i ragazzi senza famiglia. li 14 febbraio 1948 venne approvato il testo di una Costituzione che verrà firmata sull'altare. L'Opera Piccoli Apostoli diventò così Nomadelfia (la fraternità è legge). La comunità arrivò a superare i 1000 membri. Nonostante il sostegno di tanti benefattori (tra i quali padre Turoldo), per mancanza di fondi Nomadelfia entrò finanziariamente in crisi: anche la cooperativa agricola fondata dai membri della comunità fallì.Anche per questo, il 5 febbraio 1952 il Sant'Uffizio ordinò a don Zeno di lasciare Nomadelfia e di mettersi a disposizione del suo vescovo. I nomadelfi si rifugiarono a Grosseto, dove avevano ricevuto in dono una tenuta agricola dalla contessa Giovanna Albertoni Pirelli: nel 1953 il sacerdote, ottenuta da Pio Xli la dimissione progratia dallo stato clericale, li raggiunse. Nel 1962 la comunità venne eretta a parrocchia da Giovanni XXIII e a don Zeno venne permesso di riprendere l'esercizio del sacerdozio. II6 gennaio 1962 poté di nuovo celebrare la messa. II12 agosto 1980 venne ricevuto da papa Giovanni Paolo Il a Castel Gandolfo con tutta la popolazione di Nomadelfia. Morì il 15 gennaio 1981, a Grosseto, colpito da un infarto. La Conferenza Episcopale toscana nel marzo 2009 diede il suo assenso all'apertura del processo di canonizzazione. li 1O maggio 2018 Papa Francesco si è recato a Nomadelfia e ha pregato sulla tomba di don Zeno.
Carlo era nato ad Alessandria il 2 aprile del 191O, da una numerosa e povera famiglia contadina. A Torino Carlo Carretto cresce a contatto con l'oratorio salesiano della Crocetta, dove riceverà una solida formazione umana e cristiana che ne farà ben presto un leader giovanile dell'Azione Cattolica, unica aggregazione indipendente cui era permesso 'sopravvivere' in quegli anni, dal regime fascista. Maestro elementare a 18 anni, consegue contemporaneamente la laurea in Storia e in Filosofia e nel 1940 vince un concorso per Direttore Didattico. È però già inviso al regime, e viene mandato in questa veste dapprima in uno sperduto paesino della Sardegna e poi cacciato anche da qui con l'accusa di attività antifascista Appena terminata la guerra, nel 1945 viene chiamato a Roma a dirigere l'Associazione dei Maestri Cattolici e l'anno successivo, nel 1946 diventa presidente nazionale dell'Azione Cattolica Giovani. Per la celebrazione delI' 80mo anniversario della fondazione dell'Azione Cattolica porta a Roma oltre 300.000 giovani, i cosiddetti "baschi verdi': Testimonianza della sua attività di questo periodo all'interno del mondo giovanile, è il suo primo libro: Famiglia Piccola Chiesa nel quale anticipa di quasi venti anni alcuni temi che saranno del Concilio Vaticano Il. Quelli erano anche anni di grandi fermenti all’interno del mondo cattolico per quanta riguarda il rapporto con la politica era nata la “balena bianca” la Democrazia Cristiana al cui interno si ritrovavano le varie anime del cattolicesimo politico. Ai vertici della Chiesa ci furono pressioni affinché mettesse queste sue doti da grande leader nell'impegno politico. Ma gli era invisa la tendenza di larga parte del mondo politico cattolico di allora di guardare verso la Destra e scelse una strada completamente diversa: quella del deserto. Abbandonò tutto e si fece 'piccolo fratello'. Trascorse ben dieci anni nel deserto dell'Algeria sulle orme di frate! Charles De Foucauld.Carretto, "uomo di azione" diventa, in questi dieci anni di deserto, "maestro di contemplazione"; il libro che pubblicherà alla fine di questa 'traversata spirituale; nel 1964, Lettere dal deserto, divenne subito un best seller e resterà una pietra miliare nella storia della spiritualità cristiana del XX secolo. In esso frate! Carlo racconta la sua esperienza di fede, esperienza che lo porta ad affermare con passione che Dio è per lui una evidenza, l'acqua stessa in cui il pesce nuota, l'aria che il vivente respira. Tornato in Italia, frate! Carlo sceglie un vecchio convento francescano abbandonato nei pressi del cimitero di Spello, il San Girolamo, e qui si dedica all'accoglienza e alla contemplazione, nella consapevolezza che occorre riscoprire Il deserto nella città (titolo di un altro suo libro successivo). Nasce a metà degli anni sessanta "la fraternità di Spello" e in pochi anni essa diventa un centro dove migliaia di giovani e meno giovani saranno accolti e potranno trovare uno spazio dove condurre la propria ricerca spirituale senza essere giudicati e in grande libertà interiore; invitati al silenzio e alla contemplazione anno dopo anno fratel Carlo si impose come uno dei riferimenti essenziali in Italia e nel mondo (i suoi libri vengono tradotti nelle principali lingue), per una ricerca religiosa e mistica estremamente aperta, ecumenica, davvero evangelica. La fraternità di Spello, dalla fine degli anni sessanta fino alla fine degli anni ottanta, è stata un crocevia di ricerca spirituale ed umana di cui oggi sarebbe impossibile tracciare le coordinate; un luogo di incontro fra generazioni, fra credenti e non credenti, fra uomini e donne, fra l'uomo e Dio. Un luogo dove le parole d'ordine erano: lavoro, silenzio, preghiera, fraternità, accoglienza; e queste, offerte con semplicità, senza 'strutture religiose' o'mura di cinta; da vivere sparsi negli eremi immersi negli uliveti del Subasio, divenuto quasi una novella Tebaide. Nel libro pubblicato all'inizio del 1983, Ho cercato e ho trovato, fratel Carlo raccontava ancora una volta la sua 'esperienza' di Dio, e incoraggiava alla fede:" Non chiedetevi più se credete o non credete in Dio, chiedetevi se amate o non amate. E se amate, non pensate ad altro, amate. E amate sempre di più fino alla follia, quella vera e che porta alla beatitudine: la follia della Croce, che è cosciente dono di sé e che possiede la più esplosiva forza di liberazione per l'uomo". Ciò che conta è amare, sarà infatti il titolo di un altro suo libro di successo. Carretto è autore di molti libri di spiritualità, La sua avventura umana si conclude la notte del 4 ottobre, festa di San Francesco d'Assisi, il santo di cui era innamorato e che sentiva talmente suo da scriverne una splendida biografia dal titolo emblematico: /o Francesco (1980).
Tina Anselmi ha dedicato tutta la vita alla democrazia e ai destini delle donne: nella scuola - laureata in lettere ha insegnato nelle scuole elementari; - nel sindacato; nel movimento femminile della Democrazia Cristiana; in Parlamento: deputato per sei legislature, è stata ministro della Sanità, e ministro del Lavoro. Si deve a lei la legge sulle pari opportunità. Tina Anselmi nasce a Castelfranco Veneto nel 1927. A diciassette anni entra nella Resistenza come staffetta della Brigata autonoma "Cesare Battisti"; fa poi parte del Comando regionale del Corpo Volontari della Libertà. Si laurea in lettere all'Università Cattolica di Milano e insegna nella scuola elementare. Dal 1945 al 1948 è dirigente del Sindacato Tessili e dal 1948 al 1955 del Sindacato Maestre. Dal 1958 al 1964 è incaricata nazionale delle giovani della Democrazia Cristiana e in tale veste partecipa ai congressi mondiali dei giovani di tutto il mondo. Nel congresso di Monaco del 1963 è eletta membro del Comitato direttivo dell'Unione europea femminile, di cui diventa successivamente vicepresidente. È eletta per la prima volta come deputato il 19 maggio 1968 e riconfermata fino al 1992, nel Collegio di Venezia e Treviso. È sottosegretario al lavoro nel V governo Rumore nel IV e V governo Moro.
Nel 1976 viene nominata Ministro del Lavoro: è la prima donna, in Italia, a diventare ministro. Nel 1978 è nominata Ministro della Sanità e nel 1981 presidente della Commissione di inchiesta sulla loggia massonica P2, che termina i lavori nel 1985: è un capitolo essenziale della vita della Repubblica, una responsabilità che Anselmi assume pienamente e con forza, firmando l'importante relazione che analizza le gravi relazioni della loggia con apparati dello stato e con frange della criminalità organizzata, messe in campo per condizionare con ogni mezzo la vita democratica del Paese. Successivamente è nominata Presidente della Commissione nazionale per le pari opportunità. Presiede il Comitato italiano per la FAO. Fa parte della Commissione di inchiesta sull'operato dei soldati italiani in Somalia. Ha presieduto la Commissione nazionale sulle conseguenze delle leggi razziali per la comunità ebraica italiana. La commissione ha terminato i suoi lavori nel mese di aprile 2001. È vicepresidente onoraria dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia .È stata più volte presa in considerazione da politici e società civile per la carica di Presidente della Repubblica: nel 1992 fu il settimanale «Cuore» a sostenerne la candidatura, mentre nel 2006 un gruppo di blogger l'ha sostenuta attraverso un tam tam mediatico che prende le mosse dal blog Tina Anselmi al Quirinale. Nel 1998 è stata nominata Cavaliere di Gran Croce Ordine al merito della Repubblica italiana.
Chiara Lubich nasce a Trento il 22 gennaio 1920, in una famiglia di modeste condizioni. Dalla madre eredita la fede cristiana, dal padre socialista, una spiccata sensibilità sociale. Diplomata maestra elementare, negli anni 1939-43 si dedica all'insegnamento. Alla ricerca della verità, riprende gli studi all'Università di Venezia, ma non può proseguirli a causa del secondo conflitto mondiale. Ed è proprio in quegli anni bui, sotto i bombardamenti, che scopre nel Vangelo quei valori dello spirito che ricostruiscono l'uomo e il tessuto della società disgregata, coinvolgendo via via persone di ogni età, categoria sociale, razza, cultura e fedi nei cinque continenti. Da Chiara nasce il Movimento dei Focolari Nato sotto le bombe della seconda guerra mondiale, approvato solo nel 1964 da Papa Paolo VI con il nome ufficiale di Opera di Maria e oggi diffuso in oltre 180 paesi con più di 2 milioni di aderenti, il Movimento dei Focolari nacque per portare un messaggio di unità, con l'obiettivo di cooperare alla costruzione di un mondo più unito "perché tutti siano una sola cosa" (Gv 17,21) nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità. La politica come amore Certo, riproporre oggi gli ideali di amore e di fraternità in politica può sembrare quanto mai fuori luogo. Eppure Chiara Lubich ha attraversato il "secolo breve" (nella definizione dello storico Hobsbawm) tra le due guerre mondiali, la Shoah, i genocidi nelle Terre dei Grandi Laghi e nei Balcani e, più in là, della globalizzazione del terrorismo e dell'indifferenza. Le parole che seguono, pronunciate da Chiara Lubich a Madrid il 3 dicembre 2002 in un simposio del Movimento Europeo, risultano una visione capovolta del concetto del potere in politica, e risuonano come profezia forte di un ideale, quello dell'unità, sorretto dalla spiritualità che Chiara Lubich ha donato al mondo.
«Esiste una vera vocazione alla politica. Chi crede vi avverte la voce di Dio che gli assegna un compito. Ma anche chi non crede si sente chiamato ad essa, ad esempio dall'esistenza di un bisogno sociale, da una categoria debole che chiede aiuto.E la risposta alla vocazione politica è un atto di fraternità: si scende in campo. infatti, per qualcosa di pubblico, che riguarda gli altri, volendo il loro bene, come se fosse proprio. Anzi il compito dell'amore politico è quello di amare e custodire le condizioni che permettono a tutti gli altri amori di fiorire: l'amore dei giovani che vogliono sposarsi e hanno bisogno di una casa e di un lavoro; l'amore di chi vuole studiare e ha bisogno di scuole e libri; l'amore di chi si dedica alla propria azienda e ha bisogno di strade, di ferrovie, di regole certe .La politica per ciò è che fa in modo che le persone collaborino tra loro,facendo incontrare i bisogni con le risorse, infondendo in tutti la fiducia gli uni negli altri».
L'Arte di Amare Un amore rivolto a tutti e che non discrimina; che prende l'iniziativa; che ama come sé e non rifiuta nessuno, neppure i nemici. Perché possa dirsi evangelico, dovrebbero essere queste le qualità del nostro amore. Un'operazione non facile, che richiede un esercizio costante e quotidiano .È per questo che Chiara Lubich l'ha definito "un'arte': un metodo, che si propone a tutti: cristiani, uomini e donne di fedi diverse e persone senza un preciso riferimento religioso. Nella consapevolezza che questa nuova disposizione d'animo è il primo passo per una rivoluzione pacifica, capace> di cambiare:> i cuori:> dei singoli e il mondo intero.
INSIEME LAVORO E FAMIGLIA SOLIDARIETA' E PACE / SEZIONE DI BRESCIA
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